martedì 1 luglio 2014

RACCONTO DIVERTENTE DI UNA TELEFONATA TRA MADRE E FIGLIA (Scritto da EMME X)

TELEFONATA TRA MADRE E FIGLIA (di EMME X)
M (madre): Pronto?
F (figlia): Ciao, mamma.
M: Oh, figlia mia! Finalmente ti fai sentire …
F: Mamma, ci siamo sentite ieri sera …
M: Sì, ma una telefonata veloce. Nemmeno cinque minuti, quindi non conta.
F: Allora, state tutti bene?
M: Sì, sì, tutti bene.
F: E zia Carla e zio Antonio, come stanno? È da un po’ che non li sento.
M: Bene, bene. Zio Antonio è morto. Stanno tutti bene.
F: Come sarebbe a dire?
M: Ha avuto un “ics”.
F: Cosa?
M: Ha avuto un “ics” alla testa. È morto subito, nemmeno il tempo di salutarci.
F: Forse volevi dire un “ictus”.
M: Quello, quello …
F: Mi dispiace … ma quando è successo.
M: Ieri, per questo ho dovuto chiudere in fretta la telefonata, altrimenti facevamo tardi alla “sveglia”. Ma poi, perché la chiamano “sveglia”? Mica si sveglia il morto?
F: Sarebbe la “veglia”, mamma. Comunque, perché non me lo hai detto ieri, scusa?
M: E cosa ti dovevo dire, tanto non saresti arrivata in tempo.
F: Che cosa c’entra? Mah … E i funerali?
M: No, è uno solo il funerale. Zia Carla sta bene.
F: Veramente lo hai detto anche di zio Antonio che stava bene.
M: Sì, stava bene prima …
F: “Prima” … certo.
M: Basta parlare di cose tristi. Dimmi qualcosa di te? Mangi?
F: Sì, mamma, mangio.
M: Menomale che ti ho “imparato” a cucinare, altrimenti mi morivi sciupata.
F: Grazie davvero, mamma, per avermi “insegnato” a cucinare. Ma, soprattutto, ringrazio Capitan Findus e il signor Whirpool per aver provveduto, rispettivamente, cibi pronti e microonde, ai pigri come me.
M: Brava, figlia mia, sono contenta che ti sei fatta degli amici nuovi.
F: Vabbé, lasciamo perdere. E papà, che dice?
M: Niente, che deve dire … Lui non sa cucinare. Mangia e basta.
F: Intendevo dire, come sta? Cosa fa?
M: E che deve fare, quello. Più noioso di zio Antonio che è morto. Gli ho detto di leggere “50 sfumature”, per fare i sessi alternativi, ma dice che si vergogna. Diglielo tu di andare al negozio di ferramenta a comprare le catene.
F: Non mi sembra il caso, mamma.
M: Io mi annoio. Adesso che sei lontana ho tanto tempo libero …
F: Comprati un cane e lo porti a passeggio, fai le parole crociate, fai beneficenza, vai in palestra …
M: Ih, quante cose! Aspetta che mi siedo, già sono stanca.
F: Mamma, non ti sta bene niente, allora?
M: Il cane non mi serve: ho già tuo padre che sporca e, caso mai, porto lui a fare le passeggiate. Le parole “incrociate”, non le so fare. Se tuo padre si dava da fare a letto, avrei fatto beneficenza e palestra insieme.
F: Insomma, la colpa è di papà.
M: Brava. Ah, l’hai capito finalmente. Ora mi cerco un amante.
F: Mamma!
M: Come? Vivi a Nioc e ti scandalizzi?
F: New York, mamma. Non è questione di scandalizzarsi, ma non mi sembrano cose di cui dovresti parlare con me.
M: Brava, hai ragione. Ora glielo dico a tuo padre, così è avvisato.
F: Ma, papà è lì?
M: E dove altrimenti? Guai a lui se si muove. Vicino a me deve stare. Che se guarda le altre, gli rompo le corna che ancora gli devo fare.
F: Posso salutarlo?
M: Sì, certo.
P (padre): Ciao.
F: Papà, cos’è quella voce triste. Dai, tra un mese ci vediamo, le ferie si avvicinano.
P: Portami via con te, non la sopporto più tua madre.
F: Ti capisco. Secondo te, perché mi sono trasferita lontano?
P: Però a me non ci hai pensato … portami via da quella strega.
F: Prepara le valigie.
M: Le preparo io le valigie. Ho deciso: ci trasferiamo a Nioc.
Figlia e Padre: Nooooooooooooooooooo!

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