giovedì 3 settembre 2015

Stefania White: Ultima vendetta - Recensione di Emme X

Autore: Stefania White
Titolo: Ultima vendetta
Editore: Self publishing
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 157

SINOSSI:
2014 – Xavier è un ex poliziotto, ha perso sua moglie e sua figlia per colpa di un assassino ancora senza volto. Si sente in colpa perché, proprio per un sadico gioco, è stato lui a premere il grilletto contro la moglie. Dopo che si è allontanato dal resto del mondo riceve una visita dal suo ex collega e migliore amico Mikael: in città c’è stato un nuovo omicidio con le stesse caratteristiche che aveva portato via la famiglia a Xavier. Anche se con molti dubbi accetta di fare da consulente per il caso ma da quel momento non deve fare i conti solo con i nuovi omicidi, ma anche anche con un’ombra che arriva dal passato, che ha pianificato tutto nei minimi dettagli per riuscire a vendicarsi ma l’ex poliziotto scoprirà presto che tutto ciò in cui credeva era solo un’illusione.


Il libro è strutturato tra presente e passato. La morte di Loren e la scomparsa della figlia Mycalti, riportano l’ex polizotto Xavier al terribile momento di due anni prima in cui, nelle stesse circostanze perse la moglie Catherine e la figlia Lucy.
La prassi è la stessa, per questo motivo gli viene chiesto di collaborare alla ricerca dell’assassino. A fare queste richiesta è l’amico ed ex collega Mikael.
Xavier si ritrova, suo malgrado, a indagare. Anche se trovare l’assassino della sua famiglia, non gli riporterà indietro i suoi cari, avrà la mera consolazione di sbatterlo in galera per il resto dei suoi giorni.
Tutte le indagini vertono in diverse diramazioni. I sospetti si spostano da un personaggio all’altro. L’autrice, pur nominando l’assassino, quando è presente nella scena, lo cita con il termine “lui” evitando così di far capire al lettore di chi si tratti.
Dietro gli omicidi, si nasconde principalmente l’odio profondo verso la vita perfetta di Xavier, ma uccidere lui sarebbe troppo semplice. Il gusto della vendetta sta proprio nel vederlo soffrire.
Pur non amando particolarmente i salti temporali, tra passato e presente, devo riconoscere che tutta la storia ha un suo percorso logico. Nulla viene lasciato al caso e la vicenda ha una conclusione valida.
Piuttosto scorrevole e interessante, la trama si snoda incuriosendo fin da subito il lettore. Mi è piaciuta particolarmente la strategia usata dall’assassino, trovandola originale e piuttosto “malata”, sintomo di lunga meditazione.
Non è facile scrivere un thriller e l’autrice è stata capace a non svelare molto. Alla fine l’omicida poteva essere chiunque e questo lo apprezzo.
Quando capisco a priori il finale, perdo interesse ma, in questo caso, non è accaduto.
Buono il linguaggio, discreta la punteggiatura. Non si incontrano scene d’azione particolarmente avvincenti, ma la suspense che si prova cercando di capire “chi, come e perché”, rimane costante durante tutta la lettura.
Un romanzo consigliato cui affido il seguente punteggio:



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