giovedì 3 dicembre 2015

Nadia Filippini: Insegnami l'amore


DATA DI USCITA: 10 dicembre 2015

NADIA FILIPPINI

presenta in anteprima....




AUTRICE: Filippini Nadia
TITOLO: Insegnami l’amore 
EDITORE: Self
GENERE: Romance Contemporaneo 
DATA DI USCITA: 10 dicembre 2015  
LINK AMAZON: Non disponibile
COVER: Ale Romance 
EDITING: Adele Vieri Castellano

SINOSSI:
Giulia vive con Marco da cinque anni e sta con lui fin dai tempi dell’università. Finalmente arriva la proposta di matrimonio che ormai non sperava più di ricevere, ma a causa degli impegni di lavoro di entrambi, sono costretti ad affidare i preparativi a una wedding planner. Damiano gestisce un’agenzia di organizzazione eventi con il socio e miglior amico Filippo e la sorella Elisa, alla quale ha affidato il settore matrimoni, di cui l’uomo rifiuta di occuparsi a causa del suo passato. Il caso però vuole che Giulia e Marco si rivolgano proprio alla loro agenzia e che Elisa, dopo aver accettato l’incarico, abbia un contrattempo. Toccherà al cinico Damiano seguire i preparativi, almeno per un po’. Ma mentre Giulia prende coscienza dei compromessi che si è imposta pur di stare con Marco, Damiano dovrà rimettere in gioco le proprie convinzioni e affrontare il suo passato per sperare di avere un futuro.



ESTRATTO:

Poi si volta e si guarda intorno, cercando qualcosa che ha catturato la sua attenzione. Adesso lo sento anch’io, c’è un cane che sta guaendo, qui vicino. Un cucciolo direi, dal tono acuto del pianto. Damiano si dirige a passo spedito verso la siepe vicina al cancello e lo seguo. Si abbassa e allunga le braccia sotto le foglie e quando le tira fuori, ha un tremante cucciolo di pastore scozzese tra le mani.
«Ehi» dice, avvicinandoselo al petto, continuando ad accarezzarlo, «e tu che ci fai qui? Ti sei perso?»
Credo di non aver mai visto tanta dolcezza in un uomo solo.
Il modo in cui lo guarda, in cui cerca di farlo sentire al sicuro tra le sue braccia, riuscirebbe a sciogliere anche un iceberg e di sicuro riesce a sciogliere me, che credevo di avere a che fare con un uomo freddo e distaccato, fino a qualche giorno fa.
Mi accuccio accanto a lui, allungando una mano verso il batuffolo di pelo, continuando a chiedermi chi sia quest’uomo dalle mille sfaccettature e se smetterò mai di sorprendermi ogni volta che ne scopro una nuova.
«Ha un collare, ma non la medaglietta.»
«È bellissimo» riesco a dire, «mi piacerebbe averne uno.»
«Dovresti. I cani riescono a darti un affetto sincero e disinteressato, come molte persone non sono in grado di fare. Non hanno secondi fini, eppure ti danno tutto quello che possono, anche la vita, a volte.»
Sì, ha ragione, ma non sta parlando di cani, ne sono certa. C’è troppo rimpianto nella sua voce e ancora una volta vorrei chiedergli, sapere a cosa sta pensando veramente.
«Non posso tenerlo, a Marco non piacciono.» dico invece «Crede che siano un impegno troppo gravoso e l’unica cosa che riesce a vedere sono le impronte delle zampe infangate sul pavimento e i peli che si appiccicano a ogni tessuto.»
«Sono due facce della stessa medaglia. Ha ragione, i cani sporcano e perdono i peli, sono animali. Solo che, secondo me, si tratta di un piccolo sacrificio, se paragonato a ciò che ricevi in cambio. Il loro amore richiede impegno, ma ne vale la pena.»
«Credo che questo valga anche per l’amore tra persone.»
Le mie parole lo irrigidiscono. Raddrizza le spalle e si alza, tenendo il cucciolo in braccio e si guarda intorno, ma non commenta né aggiunge altro. Lo fa spesso, me ne sono accorta. A un certo punto, tronca i discorsi e passa ad altro.
“Perché fai così?”
Con la coda dell’occhio, mi accorgo di una bimba che ci osserva, seminascosta dalla siepe oltre il cancello e i miei pensieri si dissolvono.
Ha gli occhi arrossati dalle lacrime, il nasino che cola e sta fissando il cagnolino. Faccio un cenno a Damiano che si volta nella sua direzione e le sorride, quando il cucciolo inizia ad abbaiare e scodinzolare, riconoscendo la sua padroncina. Lei fa per avvicinarsi, ma poi si blocca, intimidita. Damiano le si avvicina mostrandole il cucciolo e quando le è abbastanza vicino, si inginocchia accanto a lei e lascia che si avvicini.
«È tuo?» le chiede gentilmente, porgendoglielo.
La bambina non risponde, si morde un’unghia e gli fa cenno di sì con la testa. Subito dopo si avvicina una donna, la madre della bambina.
«Hai visto Camilla? Il signore ha ritrovato la tua Lucky,» dice, accarezzando la testa alla figlia, «non lo ringrazi?»
«Grazie» sorride guardinga la bimba, allungando le manine verso il suo cagnolino.
Damiano glielo mette in braccio, le dice di tenerlo stretto per non farlo scappare di nuovo e poi si alza.
«Non so come ringraziarla» gli dice la donna, «abbiamo lasciato il cancello aperto solo un attimo e lui è corso fuori. Camilla era disperata.»
«Di nulla.»
Gli offre perfino la ricompensa che era disposta a dare a chi l’avesse trovato, ma lui la rifiuta, dicendo che gli basta sapere che il cucciolo sia tornato a casa.
E io non posso fare a meno di pensare che Marco, anche se avesse sentito il guaito, non si sarebbe dato nemmeno la pena di guardarsi intorno.
Non so cosa mi stia succedendo, ma sono sicura che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo, perché non riesco più a sentirmi serena.







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